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CLASS ACTION: IL RINVIO DIVENTA UN’OPPORTUNITA’

Il Ministro dello Sviluppo Economico, Scajola, ha preferito rinviare di 6 mesi l’entrata in vigore della legge sull’azione collettiva. Questo perchè "abbiamo il sospetto che così com’è porterebbe a vagoni di ricorsi senza giovare ai consumatori", per dirla con le parole del Ministro che, comunque, ritiene la norma "di assoluta validità e importanza per i consumatori, ma perchè produca effetti positivi ha necessità di essere ritoccata".

Molte associazioni dei consumatori hanno gridato allo scandalo, temendo che sotto sotto vi sia il tentativo di affossare la legge, e che dietro al rinvio vi sia la "longa manus" della Confindustria, da sempre contraria al rivoluzionario provvedimento. Noi invece riteniamo che questa sia un’opportunità da cogliere, e infatti la Ns. Presidenza Nazionale già aveva scritto al Ministero, chiedendo la costituzione di un apposito tavolo di lavoro fra tutte le parti interessate, per migliorare il testo.

E infatti la nota positiva del rinvio è proprio questa: questi 6 mesi potranno servire da un lato a migliorare la norma, che non ci ha mai pienamente soddisfatto, e dall’altro ad aprire finalmente la stagione della concertazione col mondo imprenditoriale.

Il settore produttivo è ancora scettico sul ruolo delle associazioni dei consumatori, credendo che siano rimaste alla fase dell’antagonismo, che vogliano sconvolgere l’assetto economico e che siano nemiche dello sviluppo.

E’ esattamente il contrario. Noi crediamo in nuovo tipo di sviluppo che, secondo noi, porterà più ricchezza e benessere, facendo nascere nuove aziende e nuovi posti di lavoro: è lo sviluppo basato sulla qualità dell’offerta, sull’ecosostenibilità, sul rispetto di uomini ed ambiente, che non può che attivare un circolo virtuoso nella moderna economia che arranca. E soprattutto non crediamo alla guerra fra consumatori e produttori, nè crediamo che l’attuale sistema giudiziario italiano, fatto di tre gradi, di appelli e di controappelli, possa risolvere veramente i contenziosi economici.

Di qui partono le nostre proposte:

una Carta della Qualità, da far sottoscrivere a tutte le aziende, che preveda precisi standards di qualità, con l’offerta di prodotti sani, rispettosi dell’ambiente, con meno imballaggi, con pubblicità corrette e meno invasive e con la partecipazione diretta dei consumatori a tutta la filiera della produzione;

la procedura di conciliazione, rapida e gratuita, per risolvere ogni tipo di controversia fra imprese e consumatori;

concertazione continua e sessioni semestrali di verifica dell’andamento economico, sulla base dei parametri della qualità e della soddisfazione dei consumatori.

A questo punto si può ben capire come lo strumento della class action, pur di fondamentale importanza per la tutela degli utenti, diventi l’"ultima spiaggia" per il rispetto dei diritti dei consumatori.

Ma c’è anche un altro aspetto da non trascurare, e che farebbe anche da collante fra aziende e consumatori: nell’attuale testo della legge l’azione collettiva non può essere usata contro la Pubblica Amministrazione. Cioè non si può fare causa allo Stato per disservizi burocratici, nel sistema sanitario o sul caldissimo fronte del fisco; e non si potrà fare causa nemmeno ai Comuni, quando provocano disservizi, magari nella gestione dei rifiuti o facendo multe illegittime.

Su queste tematiche sicuramente si potrà fare fronte comune con la Confindustria, con la ConfCommercio, con la ConfEsercenti e con tutte le organizzazioni imprenditoriali, che da sempre combattono questi fenomeni, tipicamente italiani, di malaburocrazia e di soprusi contro i cittadini, chiedendo esplicitamente al Ministro di inserire la Pubblica Amministrazione fra l’elenco delle possibili controparti dell’azione collettiva. 

Insomma, il rinvio di 6 mesi può essere utilizzato per migliorare sia il testo di legge che il rapporto col mendo degli imprenditori. Una volta tanto si può essere contenti di un ritardo!

 

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